L’anno scorso intervenni in una piccola scuola della provincia di Lodi, per spiegare ai bambini il concetto di neurodiversità. Preparai una attività con dei sassi raccolti dal cortile e chiesi ai bambini di confrontarli e di cercare se ve ne fossero due identici. Ovviamente, nessuno di loro riuscì a rispondere affermativamente: ogni sassolino era unico. Da qui partii per parlare del concetto di unicità, o meglio – termine che coniai per l’occasione – di Neurounicità.
Dal momento che ogni persona è definita essenzialmente dall’insieme delle sue caratteristiche neurobiologiche, e dal momento che, all’interno di un gruppo di individui, parlare di differenze significherebbe potere individuare una uguaglianza che permetta di individuare sottogruppi di elementi uguali, quel giorno accompagnai i bambini alla conclusione che, parlando di esseri viventi, il concetto di uguaglianza non sussiste: in questo, la mia ferrea capacità logica mi aiutò moltissimo, e devo dire, funzionò alla perfezione.
Ogni persona è neurounica: la sua mente è meravigliosamente strutturata per rendere l’individuo una realtà a sé stante, irripetibilmente esistente e singolarmente considerante la realtà. E questa neurounicità è ciò che ancora ha permesso alla specie umana di non estinguersi.
Finché esisterà chi, grazie al suo proprio pensiero divergente, andrà contro i canoni della massa e proporrà soluzioni e punti di vista “scandalosamente alternativi”, l’uomo sarà in grado di evolvere.
Finché esisterà chi, grazie al suo proprio pensiero divergente, andrà contro le convenzioni e supererà i limiti dell’abitudine, l’uomo sarà in grado di crescere.
E finché esisterà chi, grazie al suo proprio pensiero divergente, andrà contro la convinzione che, siccome tutti fanno così, si deve fare così, avremo ancora una speranza per il futuro. (al proposito potrei aprire una immensa parentesi circa le modalità didattiche della scuola italiana, ma vi dedicherò un capitolo ad hoc).
La società ha sempre condannato, nella storia, gli eretici, le menti alternative, gli individui controcorrente, e la spiegazione è perfettamente esplicitata in un detto popolare che recita “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa ciò che lascia ma non sa ciò che trova”.
Ma se l’uomo fosse rimasto aderente fino in fondo a questo detto, il 20 luglio 1969 alle 20:17:40 UTC Armstrong non avrebbe mai calcato per la prima volta il suolo lunare, e l’umanità non avrebbe mai pensato di potere andare oltre: oltre il pensiero, oltre i sogni, oltre il nostro stesso pianeta. (che poi, sarebbe da sciocchi pensare di dovere restare qui: abbiamo un enorme Universo da esplorare, e restare fermi sarebbe come essere naufraghi su un’isola in mezzo all’oceano senza mai pensare di provare a scappare via…).
Noi non siamo nati per essere uguali, noi non siamo nati per accontentarci di ciò che già esiste: noi siamo neurounici, siamo scintille dell’Universo.
Dicembre 15, 2019 il 12:44 pm
Love this article and I will use it in circle time.
Dicembre 15, 2019 il 9:27 pm
Thank you, Dolores.