Questa sera, rientrando a casa dopo una lunghissima giornata di lavoro, vedo, in fondo al viale alberato, una sagoma che incede verso di me. Aguzzo la vista, ed è un uomo: lo riconosco muovere le braccia avanti e indietro, a destra e sinistra. Penso che stia telefonando. Ma non è così.
Attendo a scendere dall’auto, nascosto nella penombra, perché voglio osservare meglio. Non sono un curioso: voglio solo capire.
Quest’uomo mi passa accanto: ha il volto segnato da tante rughe, i pantaloni troppo larghi e le scarpe troppo strette. Non lo avevo mai visto, qui, al paese.
Parla da solo. Cammina lento, ed ogni tanto si ferma. Si guarda in giro, alza le mani al cielo, ed indica a destra e sinistra. Guarda il fiumiciattolo, lo indica, guarda le case. E parla da solo. Tendo l’orecchio, e lo sento dire: “Ma sì, fa niente, fa niente. Dai, fa niente. Mi vuoi bene? Si, si, ti voglio bene. Ti voglio bene, ti voglio bene, dai, ti voglio bene.”. E lo vedo che piange.
Si ferma, si stringe in un giubbo sgualcito e vecchio, e si dà un abbraccio, e ripete “Ti voglio bene. Mi vuoi bene? Si, si, ti voglio bene. Dai, ti voglio bene”.
Entro in casa, e mi scendono due lacrime.
Mi chiedo come possa un essere umano arrivare ad abbracciarsi da solo, a dirsi “ti voglio bene” da solo. Non ne sono stupito: tante volte ho fatto la stessa cosa, per tirarmi su il morale nei momenti più impegnativi, perché c’è qualcuno che dice che bisogna amarsi di più. Solo, mi chiedo chi è, quale sia la sua storia, da dove venga e dove sia diretto, se sia solo o abbia qualcuno, al mondo.
Esco di casa, gli occhi lucidi. Lo vedo in fondo alla strada bassa. Attraverso l’incrocio deserto, e con tutta la voce che ho in corpo urlo: “IL MONDO HA BISOGNO DI TE!”.
Lui si ferma, si gira e mi fissa. Io penso al gesto che ho fatto, ma non me ne pento. Il tempo di guardare a terra ed alzare lo sguardo, come faccio quando penso, ed è già sparito nel buio della sera.
Si dice che si debba fare agli altri ciò che si vorrebbe fosse fatto a sé stessi.
L’ho fatto.
E sono qui che penso che, anche se volessi dire per una sola volta, in un secondo, ad ogni singola persona del pianeta che il mondo ha bisogno di lei, ci impiegherei 127853 anni. E non ho tutto questo tempo. Non ho tutto questo tempo.
Il mondo ha bisogno di te. Non puoi fermarti. Non puoi rinunciare. Il tuo posto è numerato, e nessun altro può occuparlo.
Il mondo ha bisogno di te.
(Dedicato a chi lascia il posto, in attesa di potervisi riposare)
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