Ovvero: la convenzione delle convenzioni senza la quale si vive lo stesso ma si vive peggio.

La popolazione neurotipica (o allistica, come viene chiamata), funziona in modo particolare: è estremamente legata a delle convenzioni senza le quali si vivrebbe comunque ma che generano in essa una profonda frustrazione quando non vengono riconosciute e messe in atto.

Una di queste convenzioni è l’augurio natalizio.

Anche se ovunque, ogni anno, imperversa il “Ed ecco che inizia il periodo dell’ A TE E FAMIGLIA”, con chiaro intento sarcastico circa la rappresentazione della falsità insita in grandissima parte degli auguri natalizi scambiati durante questo periodo di festa, si DEVE tenere presente che le persone neurotipiche SI ASPETTANO gli auguri. Esse attendono come condor sul futuro cadavere di ricevere quella fatidica frase “Tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo”, come se, da queste 9 parole, dipendesse la qualità della persona che hanno davanti.

Non gliene faccio un torto: dopo anni di approfondimento, ho capito che le persone aderiscono a questa convenzione per 1) illudersi, 2) sentirsi parte integrante del proprio gruppo sociale e 3) potere pensare che le persone si ricordano di loro genuinamente (anche se sanno che non sempre è così – e si torna al punto 1).

Ora, vi sono ovvie eccezioni. Io, per esempio, quest’anno ho spedito gli auguri via email a tutta la Scuola in cui lavoro, e l’ho fatto con convinzione: alla fine, ogni anno cambio scuola e per me è un fatica immane, e debbo dire che negli ultimi tre anni sono stato estremamente fortunato a trovare Istituti che, direttamente o indirettamente, mi hanno aiutato a districarmi fra le convenzioni socio-tecniche istituite nell’organizzazione del lavoro. Pertanto ho scritto un VERO messaggio di augurio, con un VERO senso di gratitudine. E questo ha fatto bene anche a me.

Non sempre le convenzioni sono comode, ma – allo stesso modo – non sempre sono scomode: tutto sta a pensare che, anche se non ci si crede sempre, è UTILE aderirvi, per lo meno per il quieto vivere. Resta comunque il punto fermo che, secondo me, si può aderire ad una convenzione sociale purché non cozzi con la propria onestà intellettuale. In quest’ultimo caso, non c’è santo che tenga: mi dispiace, ma me ne tiro fuori immediatamente, con conseguente perdita di punti sociali ma guadagno in considerazione mia personale. Il che, visto il periodo di crisi ormai perdurante dal 1981, non guasta mai.