Eh… è stata davvero una decisione importante.
Già 5 anni fa provai ad utilizzare il social più famoso del mondo. Ed andò malissimo. L’anno passato, dopo un altro lustro, decisi di riprovarci. E la decisione a cui sono giunto è la stessa di cinque anni fa…
Facebook è un luogo non luogo. Incontri persone che seguono ciò che scrivi e non sai mai cosa pensano esattamente di te. Beh, questo non puoi saperlo mai in nessun luogo. MA in Facebook, è la norma. I leoni da tastiera sono pronti ad insultarti, a schiacciarti – ed è anche per questo che ho deciso di non rilasciare l’intervista a Mediaset, ieri. Scrivi qualcosa e c’è subito qualcuno pronto a interpretare ciò che hai scritto: mai, e dico mai, che ci si attenga a quanto viene letto. Mai. Bisogna sempre trovare un significato più profondo, una spiegazione psicanalitica. Come dire che scrivi che hai il mal di pancia perché hai mangiato un chilo e mezzo di impepata di cozze, e trovi il Freud di turno che ribatte dicendo che non sei stato abbastanza amato da bambino… E’ L’IMPEPATAAAAAAA DELL’ALTRA SERAAAAAA !!!
Sto rimuovendo tutti i miei post. Sono tanti. Alcuni belli, in effetti. Alcuni meno belli, e magari scanzonati. Ma li sto rimuovendo comunque. Mi sembra di stare cancellando un pezzo della mia storia. Ma non mi importa: nella mia mente c’è tutta la mia vita, perfettamente ordinata pezzo per pezzo, giorno per giorno, luogo per luogo. Io non perdo niente.
In Facebook, poi, c’è troppo movimento, troppa interazione. Non è un luogo che fa per me. A me servono altri tempi, altre relazioni. Mi occorre uno o due o tre giorni, o di più, per rispondere per bene, ed in Facebook tutto questo tempo non ce l’hai: le persone vogliono tutto e subito, in Facebook.
Entri in contatto con troppe persone, in Facebook. Per uno come me, che una persona è compagnia e due persone sono folla, è troppo. Non va bene. Cavolo, la sera nemmeno mi ricordo come mi chiamo io, figuriamoci gli altri (e fortuna c’è la mia Fulvia, l’automobile, che la strada per andare a casa ormai l’ha imparata).
Alcune persone che ho conosciuto sono belle, in effetti. Scambio messaggi, ogni tanto, con alcune persone. Alcune le ho conosciute davvero di persona e con mia buona pace si sono rivelate sufficientemente aderenti all’idea che di loro mi ero fatto. Altre, invece, non ancora (e chissà mai se succederà). Con qualcuno mi scrivo giornalmente, addirittura. Per loro un po’ mi dispiace, ed è per questo che ho aperto la pagina e ci metto solamente i link al mio sito. Per non tagliare proprio tutto, che poi la solitudine non è una cosa buona…
Altre persone sono aggressive e maleducate. Ho ricevuto dei messaggi così brutti e così densi di aggressività che un paio di lacrime mi sono pure venute. Ed io non la capisco, l’aggressività, non la capisco. Non la capisco la cattiveria gratuita, come quella di chi ha segnalato il mio libricino sulla felicità, che adesso non è più disponibile e se ne è andato nel dimenticatoio…
Facebook, infine, è come un burattinaio. Non c’è libertà, su Facebook. Sei sempre schiavo di qualcuno che dall’oggi al domani può toglierti la voce. E questa evenienza, per uno come me, è distruttiva. Non va bene. Per questo mi sono comprato il mio sito e l’ho registrato in tutto il mondo: per essere sempre sicuro di avere il controllo della mia libertà.
Per questo, e per molto altro che potrei spiegare ma che non ho voglia di esplicitare, me ne sono andato. Ed è meglio così. A me serve un tempo diverso da quello degli altri: sono socialmente più lento. Ma almeno ho il tempo di pensare. Quel tempo, il tempo di pensare, le persone non se lo prendono più, mentre è il tempo che ci salva.
Io sono controcorrente. Vado via da Facebook. E la gente mi chiede: ma come fanno a trovarti? Ed io rispondo: perché dovrebbero? E bon, finisce lì la questione. A chi, invece, mi dice: ma i LIKE? Rispondo con un sonoro: ma chi se ne frega. Se sono riuscito a comporre canzoni che io solo ho ascoltato, e scrivere poesie che io solo ho letto, e dipingere quadri che io solo ho visto, e pensare pensieri che io solo ho pensato, riuscirò anche a fare a meno dei like.
Ciao, Facebook: mi spiace, ma tra noi non poteva davvero funzionare.
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