“La vita, figlio mio, è quasi incomprensibile: a tratti ti schiaccia e ti senti perso, a tratti ti risolleva – anche se per poco – e ti senti rinato. E tu, il cuore inquieto, resti in bilico attendendo il nuovo colpo, perché lo sai bene che il nuovo colpo arriverà, prima o poi: l’esperienza ti ha insegnato anche questo.

Resti fermo, il respiro sospeso, mentre osservi, dopo mesi e mesi di durissima, tenace speranza, il cielo morbido e profumato di tempo che scorre paradossalmente più lento del dovuto, chiedendoti dove fosse quel cielo, durante le notti insonni.

E sussurri: ‘Dov’eri, cielo, dov’eri? Dov’eri, respiro sospeso, dov’eri?’ e gli rimproveri d’avere corso troppo, e di non averlo potuto vedere che di sbieco, da dietro una finestra.

Ma il cielo era sempre lì, morbido e profumato di tempo che scorre più lento del dovuto, e non se n’è mai andato: un amico come pochi, impreziosito dalla tua stessa propensione al contemplarne l’estatica concretezza, capace di nascondersi dietro i più tremendi temporali senza perdere la propria emozione.

E in questi attimi infiniti, nei quali quasi senti gli abbracci delle persone perdute, l’unica cosa che puoi fare, figlio mio, è cercare di non preoccuparti troppo del nuovo colpo che arriverà, e segnarti, da qualche parte, la sensazione che provi quando ti sembra che tutto vada così bene dal rivedere il cielo, nell’idea che sarà quella sensazione che ti farà un poco da scudo e non ti lascerà stremato a terra.

Ti ritroverai a terra tante volte, figlio mio, tante volte. Sussurrerai tante volte al cielo, ne cercherai il respiro sospeso, ma ricorda figlio mio, che si può osservare il cielo anche da terra: basterà che alzi lo sguardo. Basterà che alzi lo sguardo.”

Da “Lettera a mio figlio” – il prossimo libro di Simone Stabilini

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